La decisione della VF Corporation di trasferire la sede EMEA del marchio The North Face da Pederobba a Luguano (Svizzera) ha come conseguenza che molti lavoratori perderanno l’attuale posto di lavoro e dovranno ricercare una nuova occupazione.
E’ paradossale che questo avvenga a risorse che operano in una azienda in crescita e con conti economici in positivo.
Da evidenziare come, solo pochi giorni prima della comunicazione ufficiale del trasferimento ai dipendenti e alla parti sociali, erano in corso diverse selezioni per incrementare e migliorare l’organico interno.
Diverse persone lavorano alla The North Face Italy da molti anni e hanno contribuito fattivamente al successo del marchio nel mercato europeo.
Alcuni erano stati assunti in tempi più recenti, attirati da una azienda di impronta americana come cultura, gestione e metodologie lavorative e che garantiva una certa sicurezza economica in un periodo di forte contrazione.
Ora, invece, vengono indicati come “esuberi” e, pertanto, fra poco per loro si aprirà la porta degli ammortizzatori sociali e vedranno chiudersi inesorabilmente quella della ditta.
Tempi bui e magri si prospettano per queste risorse.
E proprio per questo aumenta l’indignazione: l’azienda in pochi mesi cancellerà con un semplice passaggio di spugna rapporti duraturi con collaboratori storici che l’hanno vista nascere e crescere, costringendoli a convivere con lo spettro di arrivare a fine mese con il magro assegno degli ammortizzatori.
I valori che hanno ispirato e guidato queste risorse (senso di appartenenza, importanza del loro lavoro) sembrano essersi volatilizzati in un soffio per la ricerca di un sempre maggiore guadagno e risparmio fiscale da parte della corporation.
L’azienda è fatta di persone e ha raggiunto i propri obiettivi grazie a loro (cosi dicevano).
Più probabile: l’azienda è fatta di altri valori (strettamente economici) espressi in moneta sonante ed il resto sono solo parole.